Intervista di Nucara a "Radio Radicale"/Nessuno resti indietro: pari opportunità per tutti

Progetto liberaldemocratico per riunire i laici

Intervista del segretario nazionale Pri, Francesco Nucara, a "Radio Radicale", 20 ottobre 2012

Si tiene in Calabria un convegno sul progetto liberaldemocratico, dedicato alla Calabria perché da una parte c’è la situazione locale e dall’altra il rilancio dell’iniziativa politica del Partito Repubblicano. Partiamo dalla polemica politica di questi giorni. Lei, onorevole Nucara, ha duramente polemizzato con il governo, anche in Aula, per la scelta di sciogliere il consiglio comunale di Reggio Calabria. Perché?

Perché ho letto la relazione dei commissari e la trovo totalmente inconsistente e insufficiente in relazione a un provvedimento così grave. Sciogliere il consiglio comunale di una città metropolitana, non per infiltrazione mafiosa ma per "contiguità" con la mafia sembra più una scelta politica: si parla infatti di contiguità e non di infiltrazione. Se poi leggo la relazione, ne noto l’inconsistenza: sembra una specie di collazione dei provvedimenti giudiziari. Se ci sono dei delinquenti, e ci sono, vanno arrestati, ma sciogliere un consiglio comunale di una città metropolitana è un atto così grave che devono esserci motivi ben più gravi della contiguità mafiosa. Non si può dire che questo consiglio comunale si deve sciogliere per contiguità con la mafia, senza pesare e valutare le responsabilità dei consigli comunali precedenti. La Cancellieri è un prefetto, arriva da una scuola del ministero dell’Interno. Dovrebbe essere più attenta rispetto a queste cose e più convinta di quello che fa. Ritengo che l’attuale sindaco della città, che è sindaco da nove mesi, debba fare ricorso al Tar. Lo vincerebbe passeggiando.

Lo farà secondo lei?

Secondo me sì. Se ne avrò titolo io, che sono residente a Roma e non a Reggio, lo farò io.

Ma qual è la situazione della città, al di là della contiguità o meno?

Sono nato e cresciuto in questa città fino a 20 anni. Se tra due anni la ‘ndrangheta a Reggio non ci sarà più, allora va benissimo. Ma credo che questo non lo pensi nemmeno il più ottimista tra gli ottimisti. Il problema è diverso: i tre commissari che gestiranno il Comune, e che dovrebbero attivare le procedure susseguenti ai provvedimenti legislativi sulla città metropolitana, non potranno fare niente. Faranno i funzionari, non saranno coinvolti nelle iniziative politiche. Si occuperanno di ordinaria amministrazione per due anni. Ma si può lasciare una città del genere, con tutti i problemi che ha, e soprattutto con quelli della ‘ndrangheta, in mano a tre funzionari? Saranno anche i migliori del mondo, ma per ora conosco solo per nome il prefetto di Crotone, Panico. Degli altri non conosco neppure i nomi. Sono funzionari e non si prendono responsabilità, come è giusto che sia.

La magistratura e la polizia sono ugualmente corresponsabili?

No, corresponsabili mi sembra oggettivamente esagerato, ma la città purtroppo è una città in cui vengono arrestati due magistrati per contiguità con la mafia e due poliziotti per lo stesso motivo.

Io vorrei dire a questo governo che Reggio Calabria è "oggettivamente" succube della criminalità, ma allora perché il governo si scorda di fare pressioni sul Csm e sul presidente della Repubblica affinché venga nominato il procuratore capo della Repubblica? Da quando Pignatone è andato a Roma sei mesi fa, non abbiamo procuratore capo e quindi non si sa chi deve attivare le indagini. Ora è arrivato un ottimo questore, il dottor Longo, e spero possa fare quello che ha fatto quando era nella squadra mobile di Reggio Calabria.

Intanto provate a rilanciare il progetto liberaldemocratico, che però, per quello che dice lei, sembra quasi un sogno per una regione come la Calabria.

Noi, come i radicali, viviamo di utopie. Stiamo trasferendo il progetto liberaldemocratico, attivato a livello nazionale, nelle varie regioni. Il progetto è nazionale e stiamo facendo manifestazioni in tutta Italia. Ma se c’è una regione in cui questo progetto ha maggior significato questa è proprio la Calabria, perché qui la libertà non c’è. Noi non vogliamo applicare lo schema di "Fermare il declino": liberisti duri e puri, chi ce la fa, bene, chi resta indietro, fatti suoi. No, per noi, per il progetto liberaldemocratico, chi non ce la fa deve essere aiutato ad allinearsi agli altri. Quale applicazione migliore della Calabria per questo concetto? Abbiamo bisogno di libertà individuali che sono la libertà dalla criminalità, la libertà dal clientelismo, la libertà nella ricerca, la libertà nello studio. Tutte quelle libertà essenziali perché qui tutti possano avere le stesse opportunità degli altri italiani. Noi vogliamo far crescere questo senso di libertà soprattutto tra i giovani. Ieri ho tenuto una lezione per i giovani repubblicani della Calabria e ho spiegato loro che il Risorgimento italiano parte nel ‘47 proprio da Reggio Calabria, come dice lo storico Lucio Villari, e che allora la gente moriva per la libertà. Ora non è più tempo di morire per la libertà, ma forse è tempo di darsi da fare perché questa libertà si possa acquisire completamente.

Parliamo dei rapporti con il Pdl. Lei ha sempre detto che il Pri non sarebbe entrato nel Pdl e che il Partito repubblicano non lo scioglierà mai. Ora il Pdl è in una situazione difficile; quali sono i rapporti tra voi per il futuro?

Il futuro per noi è il progetto liberaldemocratico. Noi abbiamo conservato e mantenuto la nostra autonomia. Qualche altro dirigente del Pri, con una storia importante nel partito, ha preferito iscriversi al gruppo del Pdl all’inizio della legislatura. Io sono rimasto nel gruppo misto perché il mio partito non poteva sciogliersi nel Pdl, né in nessun altro partito. E questo nonostante le difficoltà legate alla legge elettorale che non consente, a noi come ai radicali e ai socialisti, di fare battaglie singole. Noi partiti laici abbiamo sempre bisogno di allearci con altri. Ma se iniziassimo a costruire un progetto laico, che io chiamo liberaldemocratico, e riuscissimo ad unire le nostre forze, forse riusciremmo a dire la nostra come laici in questo Paese. Se penso che molti paesi in Europa sono governati dai liberaldemocratici e in Italia non riusciamo ad eleggere nemmeno uno di noi con le nostre forze, evidentemente in questo Paese c’è un problema di democrazia zoppa.

La legge elettorale può aiutare? Quale modello secondo lei è il migliore?

Il modello che può aiutare noi è una legge elettorale senza sbarramenti odiosi, o dei collegi uninominali, dove si può lavorare sul territorio. Naturalmente questa legge elettorale, con questi premi di maggioranza assurdi e osceni, porta poi all’ingovernabilità. Vediamo che i governi non resistono più di due o tre anni e quindi evidentemente la legge elettorale vigente, al di là della questione dei nominati, non funziona.